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758 | libro sesto, capo ultimo |
discreti hanno l’amabile condiscendenza di farci partecipare ai difetti delle due nazioni.
Questi contrapposti farebbero una lunghissima litania, ma noi non la proseguiamo. Sarebbe incoraggir la baldanza di questi avventati stranieri, che per altro non merita sdegno ma compassione.
Prima di chiudere questo capo e con esso l’opera mia, mi rimane a parlare di un monumento che basta a nobilitare qualunque più gran capitale; ed e il ponte di pietra sulla Dora d’un arco solo, dovuto all’alto ingegno del cav. Mosca ed alla munificenza del re Carlo Felice.7
E convien pure ch’io rammenti l’Imbarcadero della via di ferro prossima a stabilirsi vicino a Porta Nuova; perchè questa via, o per dir meglio queste vie segneranno un’epoca nuova per la patria nostra, renderanno il Piemonte centro e guida d’uno de’ più estesi e più facili e più pronti commerzii che mai si sieno aperti all’ingegno ed all’industria degli Italiani; e faranno soave e reverendo all’intera penisola, anzi a tutte le genti che vi parteciperanno, fi nome, la sapienza e la costanza del re Carlo Alberto