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654 | libro sesto |
cura una compagnia di laici; indecente era l’altare de’ Ss. Vittore, Modesto e Crescenzio, fondato dalla famiglia della Rovere, che il prelato mandò distrursi anche perchè innanzi a quello pendevano le corde delle campane. V’erano ancora gli altari di San Giovanni Battista; di Sant’Antonio da Padova; di San Giorgio; di Sant’Antonio abate; della Circoncisione; dell’Annunziata, o dei quattro Evangelisti (di patronato dei causidici); di San Martino (dei Vignati di S. Gillio); di Santa Barbara; di San Sebastiano (degli scolari oltramontani dai quali si celebravano le feste di S. Nicolò e di S. Sebastiano); del Santo Sepolcro, di patronato dei Bechi, formato di statue di creta in gran parte mutilate; della Natività del Signore.
Oltre queste dodici cappelle eranvi ancora varii altari addossati ai pilastri della chiesa che monsignor di Sarcina mandò distrursi per essere troppo disadorni, ed erano quelli di S. Bonaventura; di Sant’Anna; di Santa Lucia; della Madonna del Parto; chiamata la Madonna di mezzanotte, e di S. Lorenzo.
Due anni dopo si restauravano gli edifizi rovinosi del convento. Si ripigliava la fabbrica del convento e della chiesa nel 1602, e continuavasi ancora nel 1608, ed argomento che in quest’epoca siensi ridotte a tre le quattro navi antiche, e sostituito l’arco tondo all’acuto.3
Nel 1673 il conte ed abate Francesco S. Martino