Pagina:Storia di torino v2 cibrario 1846.djvu/593


capo terzo 589


Giovanni Vincenzo Rolfo, di una famiglia di contadini presso al Mondovì, si rendette Carmelitano Scalzo Laico col nome di fra Pietro Antonio di Santo Stefano. Fu grande esempio d’amor di Dio, d’umiltà, di carità, di pazienza. Morì a Torino con universale opinione di santità, il 4 novembre 1710. Accorse il popolo con tanta frequenza, che i superiori furono obbligati a chiuder la chiesa e ad aspettar le due di notte per fargli la sepoltura. Ma anche allora la calca fu tale che i religiosi non poterono difendere il morto corpo, sicchè con divota violenza non fossero tagliati a pezzi l’abito e i capelli e rubati come cara reliquia d’un uomo, la cui morte era preziosa nel cospetto di Dio.12

Fra Angelo Francesco di Santa Teresa era figliuolo di Francesco Villioti di Mondovì, medico e scrittore. Di quindici anni vestì l’abito de’ Carmelitani Scalzi. Nato nell’anno santo 1650, nell’anno santo 1675 partì da Roma per le missioni del Malabar; nell’anno santo 1700 fu nominato vescovo di Metopoli13 e vicario apostolico. Scrisse un catechismo nell’idioma malabarico, patì persecuzioni e carcere dagli Olandesi e morì a Verapoli il 17 ottobre 1712. Nelle lettere della sacra congregazione di Propaganda mirabili cose si narrano di questo prelato: dicendosi che conobbe la morte della madre nel momento medesimo in cui accadeva a Mondovi nel 1682; che prenunzio la propria un anno prima che seguisse; che al