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capo primo 495

così buono, e di perdonar delitti che offendono tanto sensibilmente l’amore, l’amicizia, il dovere».6

La famiglia de’ marchesi di Fleury continuò poi a fiorire in grande stato in Piemonte. L’ultimo di quella stirpe trovavasi al teatro Regio dove si rappresentava il dramma di Mitridate che moriva in pubblico in sulla scena, quando, sentendosi colpito d’apoplessia, gridò: Io faccio la morte di Mitridate, e cadde estinto. Così quell’animo di forti tempre piacevoleggiava in faccia alla morte!

La casa che sta sul canto verso la chiesa di San Carlo, già propria dei conti della Villa, ed ora dei conti Avogadro di Collobiano, ha una grande memora. Fu abitata da Vittorio Alfieri; presso ad una di quelle finestre quell’uomo di forte volontà si fe’ legare dallo staffiere al seggiolone, affinchè, se la continua vista della casa che si leva dal lato opposto della piazza, abitata da una lusinghiera ch’egli amava, ma che non potea stimare, gli facesse forza, e lo traesse contro al fatto proposito a rivederla, il legame materiale potesse più che l’irrazionale appetito. Così trionfò di quella malnata passione un uomo, che in età molle, e in letteratura tra’ vezzi, e baci, colombescamente lasciviente, ebbe tempera sì robusta, e facoltà cotanto operativa da rinvigorir la tempera della nazione. Onoriamone la grandezza, e lasciamo all’invidia degli stranieri la cura di