Pagina:Storia di torino v2 cibrario 1846.djvu/495


capo primo 491

nel 1828, né con quelli d’alcuni fra i più chiari successori di lui.

De’ quali poeti piemontesi, il Borelli sollevò il nostro dialetto con grandissima felicita in alcuni sonetti all’onore dell’epopea; l’Orsini alla gravita d’un linguaggio filosofico e morale. La grazia ora Tibulliana ed ora Anacreontica del Calvo non ha mestieri di essere commendata. Brofferio è un felicissimo imitatore del Beranger, e tra le molte e belle sue canzoni, noto come carissima quella intitolata Sor Cavajer.

Ho già accennalo come nel lato della piazza che guarda a levante s’alzava il palazzo del marchese di Fleury. Allato al medesimo abitava una bella dama, la marchesa di...5 la quale il duca, giovane d’anni, ed anche in ciò di giudizio, amava di caldo amore, e da cui si credeva riamato. Il Fleury fu preso allo stesso vischio, e, sebbene la riverenza che doveva al duca suo signore, da cui era stato in molte guise beneficato, dovesse rattenerlo, la passione prevalse; né punto crudele si mostrò la bella dama al novello adoratore. Anzi fatto un buco nel muro divisorio si vedeano e stavano insieme a loro grand’agio. Avea la marchesa uno staffiere francese chiamato Francesco Cornavin, il quale, non si sa se per isdegno d’essere stato congedato, o per cupidità, si recò al Valentino, onde informar S. A. di tali tresche. Interrogato dal conte Caresana, primo paggio, del