Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
capo settimo | 467 |
giocondi ricreamene, liete brigate, allegri conviti, graziose veglie, d’incontrare e d’onorare i principi forestieri congiunti di sangue colla casa di Savoia, d’imbandire festini alle dame ed ai signori della città, di dare spettacoli sulla pubblica piazza. Essa avea poi privilegio di far pagare alle novelle spose il dritto di barriera, recandosi in beli’ arnese l’abate co’ suoi monaci lungo il cammino che la novella sposa dovea percorrere, e vietando festivamente alla medesima il passo, finche non avesse pagata la moneta determinata dalla consuetudine.
Grave era siffatta consuetudine per i binubi, i quali, onde ricomperarsi da quella musica discorde di paiuoli, molle, pentole e padelle che disturbava la prima sera delle nozze,8 doveano un desinare a tutti i monaci, ed un quarto di grosso all’abbazia per ciascun fiorino del valsente della dote.
Questo privilegio ed un altro, di cui parleremo, erano certamente stati conceduti e a Torino ed in tutte le grosse terre, all’abbazia, affine di cominciare a metter regola ed ordine in ciò che prima operavasi per incomposta violenza di moto popolare.
Se taluno si lasciava battere dalla propria moglie, andava l’abbazia degli Stolti a pigliarlo, lo poneva cavalcioni sopra un asino, e lo conduceva per le vie della città circondato da molti monaci armati di conocchie.