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capo sesto | 457 |
Molti pittori, la cui memoria è perita, contribuirono co’ loro pennelli all’abbellimento di questa reggia. Ho trovato i nomi d’alcuni di loro, e sono Luigi Vanier, Lorenzo Bononcelli, Salvator Bianco, Pietr’Antonio Pallone, Gerolamo Ghersi, Aurelio Gambone, che operarono dal 1686 al 1694.22
Ma l’arte a quel tempo era scaduta, e maggior copia, certo d’illustri pennelli ebbero a’ loro servigi Emmanuele Filiberto e soprattutto Carlo Emmanuele i e Maria Cristina, sua nuora, che non Carlo Emmanuele ii e Maria Giovanna Battista. E nondimeno la reggia Torinese e ancora per l’interno suo splendore una delle più ricche e più magnifiche; e la camera chiamata dell’alcova, tutla ornala di grandissimi vasi del Giappone, non teme confronti.
Il padiglione che dividea la piazza Castello dal palazzo reale e la galleria, che congiungeva il castello, o palazzo di Madama col palazzo del re, furono atterrali ne’ primi anni del governo francese.23 Allora si trattò pure di distruggere il castello sotto colore di togliere ogni ingombro alla piazza.
Per buona sorte l’occhio di Napoleone fu più artistico e la sua volontà più discreta che quella dei barbari che avean messo innanzi un disegno lanto balordo, e il castello rimase.
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