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448 | libro terzo |
Nel secolo scorso fu da Carlo Emmanuele iii concesso in appanaggio al duca del Chiablese, suo figliuolo secondogenito, e venne in lai occasione ampliato e restaurato sui disegni del conte Benedetto Alfieri.
Dopo il duca del Chiablese suo zio, l’abitò dal 1817 al 1831 Carlo Felice, di gloriosa memoria. Ora è placida stanza della piissima vedova Regina Maria Cristina, la cui beneficenza abbraccia desiderosa ogni maniera di carità, la cui protezione ricerca e conforta ogni merito di lettere o d’arti.
Il cardinale Aldobrandino, nipote di papa Clemente viii, che abitò, come abbiam detto, questo palazzo, era venuto sul cader di marzo 1608 incaricato di negoziazioni politiche;18 e, siccome quello che si piaceva di conversare con nobili ingegni, avea condotto seco Giambattista Marino Napolitano, poeta di calda e ricca fantasia, copioso d’invenzioni, di penna facile, arguta e brillante, troppo forse esaltato a ’suoi tempi, ma troppo ancora e troppo ingiustamente negletto al dì d’oggi.
Il Marini dovea piacere, e piacque a Carlo Emmanuele principe così letterato., e col poemetto intitolato il Ritratto, panegirico d’esso duca indirizzato all’insigne pittor di ritratti Ambrogio Figino, tanto s’insinuò nella sua grazia, che in gennaio dell’anno seguente fu annoverato tra i cavalieri dell’ordine de’ Ss. Maurizio e Lazzaro.