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440 libro terzo

congiurassero fin da Parigi in odio del Blancardi, lutto ciò mi da forti sospetti che la giustizia abbia da piangere ne’ casi da noi narrati, non una ma due vittime delle passioni degli uomini e della debolezza de’ governi.

Questo castello aveva una facciata semplice, ma gentile, che s’armonizzava benissimo colle sue torri surmontate d’una tettoia di bella forma che dava loro una certa sveltezza. Madama Reale Maria Giovanna Battista madre del Re Vittorio Amedeo ii, che lo abitava, lo decorò nel 1718 del doppio scalone di cui non si da forse più bello al mondo, e poi della maestosa facciata marmorea a colonne e pilastri corintii.13 Filippo Juvara ne fu l’architetto. Le statue, i vasi, i trofei sono del cav. Gio. Baratta.14 I marmi derivano dalle cave di Prales. Questo castello che sul finir dello scorso secolo era stanza dei duchi di Savoia e di Monferrato; che nel governo francese era sede del tribunale d’appello; che ora è nobilitalo dalla Reale Pinacoteca, univasi altrevolte verso il nord al palazzo per una lunga galleria; al sud un piccolo fabbricato lo disgiungeva dalla porta della città che in principio del secolo xvii s’apriva sulla linea della strada de’ Guardinfanti; e chiamavasi porta Castello.

A far capo dal tempo in cui Emmanuele Filiberto si mise in possesso del palazzo arcivescovile, si può dire che mai non si dimettesse di lavorare attorno a quel vasto edilìzio. Cominciò Emmanuele Filiberto