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422 libro terzo

e uomini dabbene, semplici, ingannali, che hanno fede neli’ innocenza, che non hanno facoltà visiva pel male, i quali lo vogliono salvo. Queste doppie influenze sospesero la condanna dei disleali; finchè, morto il duca, nate le gare fra la duchessa e i cognati per le reggenza, il Richelieu consigliò Madama Cristina di valersi del Pasero e del Messerati, che aveano antica divozione co’principi, onde persuaderli a non entrare in Piemonte.8 La duchessa non consentì; ma rimise dell’antico rigore, e die a Pasero il castello di Saluzzo per carcere, al Messerati ordinò gli arresti nella propria casa. Ma l’uno e l’altro, corrotti i custodi, fuggirono, non senza aver tramalo una pratica per dare Carmagnola, e la cittadella di Torino in mano de’ principi. Pasero si ritirò a Loano, castello dei Doria, donde s’offerì tutto a’ servigi di Spagna, mentre continuava a mantener vive pratiche colla duchessa scrivendole: che mala stanza era il carcere e dura mercede a chi avea ben servito; supplicandola di grazia, e offerendole i suoi servigi se gli restituiva l’antico favore. Frattanto questo sciagurato ebbe dalla mano di Dio il primo gastigo delle sue ribalderie. Volendo aver seco due suoi figliuoli che erano rimasti in Piemonte, e temendo che ove viaggiassero palesemente, non fossero dalle genti Savoine trattenuti, li fe’ rinchiudere in certe casse, onde avesser libero il passo. Giunte le casse a Loano, fu sollecito d’aprirle e