e uomini dabbene, semplici, ingannali, che hanno
fede neli’ innocenza, che non hanno facoltà visiva
pel male, i quali lo vogliono salvo. Queste doppie
influenze sospesero la condanna dei disleali; finchè,
morto il duca, nate le gare fra la duchessa e
i cognati per le reggenza, il Richelieu consigliò
Madama Cristina di valersi del Pasero e del Messerati,
che aveano antica divozione co’principi, onde
persuaderli a non entrare in Piemonte.8 La duchessa
non consentì; ma rimise dell’antico rigore,
e die a Pasero il castello di Saluzzo per carcere,
al Messerati ordinò gli arresti nella propria casa.
Ma l’uno e l’altro, corrotti i custodi, fuggirono, non
senza aver tramalo una pratica per dare Carmagnola,
e la cittadella di Torino in mano de’ principi. Pasero
si ritirò a Loano, castello dei Doria, donde
s’offerì tutto a’ servigi di Spagna, mentre continuava
a mantener vive pratiche colla duchessa scrivendole: che mala stanza era il carcere e dura mercede
a chi avea ben servito; supplicandola di grazia, e offerendole
i suoi servigi se gli restituiva l’antico favore.
Frattanto questo sciagurato ebbe dalla mano di Dio
il primo gastigo delle sue ribalderie. Volendo aver
seco due suoi figliuoli che erano rimasti in Piemonte,
e temendo che ove viaggiassero palesemente, non
fossero dalle genti Savoine trattenuti, li fe’ rinchiudere
in certe casse, onde avesser libero il passo.
Giunte le casse a Loano, fu sollecito d’aprirle e