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capo sesto 245


Procedendo innanzi, prima di giungere al sito dove il fianco del palazzo de’ marchesi di Barolo ristringe sformatamente la strada che così bella movea dalla piazza de’ quartieri, vedesi dal medesimo lato un casamento che altre volte apparteneva all’antica schiatta dei conti Orsini, signori di Rivalta, d’Orbassano e d’altre terre. Passato quel valico, levasi a sinistra la bella mole del palazzo de’ magistrati supremi del Senato e della Regia Camera, sul frontone della quale è scritto impropriamente Curia Maxima.

A’ tempi d’Emmanuele Filiberto il Senato e la Camera risedettero alcun tempo in quell’ala del palazzo ducale, che il maresciallo di Bordigliene avea fabbricata verso levante, durante l’occupazione francese, e che si chiamò paradiso; ma sul finire dello stesso secolo avea già il Senato la sua residenza nell’isola in cui è di presente ed a cui dava il nome; ivi era anche la Camera. Nel 1671 Carlo Emmanuele ii volendo per servizio e decoro della giustizia ridurre in miglior forma le habitationi de’ magistrati e delle carceri, e volendo che si cominci da queste come quelle che ne hanno maggior bisogno, per sicurezza de’ carcerati e comoda loro habitazione, ordinò l’acquisto di varie case private,13 e alzò, col disegno del conte Amedeo di Castellamonte, la fabbrica che ancora si vede, anche esteriormente ordinata a fin d’atterrire. Ma al palazzo de’ Magistrati non si pose mano.