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capo sesto 57

Gezone ne’ primi anni del secolo xi un celebre monastero dell’ordine Benedettino.5

Il sangue di questi martiri gloriosi, che alcuni fanno Torinesi e non Tebei,6 fecondò sì fattamente i semi evangelici, che essi ed altri prima di loro vi avean gittati, che la pianta della fede vi mandò d’allora in poi férme radici; onde a questi felici campioni riferir dobbiamo principalmente con San Massimo la ventura d’esser cristiani.

Frattanto la voce de’ banditori della parola rige­neratrice, l’esempio virtuóso de’ cristiani, il sangue de’ martiri, più eloquente d’ogni predicazione e di ogni altro esempio, diffondevano per ogni, dove la grazia. Non più pochi e timidi, ma numeravansi a migliaia di migliaia i fedeli, quando Costantino nel 324 diè facoltà d’esercitare pubblicamente il culto della nuòva religióne.

Onde dopo la metà del secolo, parlando di Roma, scrivea S. Gerolamo queste parole che poteano ve­rosimilmente appropriarsi a tutte le principali città dell’imperio. « Pieno di squallore è l’aureo Campi­doglio; di densa polvere e di tele di ragno sono coperti tutti i templi di Roma; la città movesi dalle proprie sedi e l’onda del popolo passa dinanzi ai delubri cadenti, e corre alle tombe dei martiri  ».7

Prima del finir del secolo la città di Torino dovea essere non solo tutta cristiana, ma ancora frequente di chiese, poiché nel 397, o nel 401, vi si tenne un