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50 libro primo, capo quinto

proprietà, ne’ diritti politici s’incorarono alle grandi opere territoriali. Le antiche arginature etrusche si prolungarono lungo l’alveo del Po. La palude s’andò mutando in prateria irrigua. « I colli fioriscono di alberi fruttiferi. La vite dell’Alpi Retiche acquista grido. Il ciliegio, il persico, il cotogno, il pomo di Armenia sono propagati dai giardinieri romani. Il castagno dell’Asia minore sale a nudrir i popoli fin sulle cime dei monti. L’olivo che ai tempi di Belloveso era ignoto in tutta l’Italia, fa molle contorno ai laghi, coltivato forse dagli agricoltori Greci che Cesare chiama sul Lario, e che ripetono nei nostri villaggi i nomi di Corippo, di Plesio, di Piera, di Lenno, di Delfo, dei Corinti e dei Dori ».15