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libro quinto, capo sesto 389

Torino, se non era prima esaminato ed approvato dai medici torinesi.

Nel 1348, il comune chiamava per un anno a Torino Martino Arborio, medico vercellese, di gente patrizia. Poco dopo Maestro Rizzardino, chirurgo, stava parecchi anni a Torino con provvision del comune.

Nel 1313, Giovanni de Barbois di Carignano era confermato per un anno medico della chirurgia (medicus cirogie).

La pestilenza del 1348 colpì anche il Piemonte, ma forse vi fu men fiera che altrove. Delle provvisioni fatte dal comune in quell’occasione non ab­biamo traccia nissuna.

Nel secolo seguente mollissime volte fu trava­gliata la misera città dalla peste, e forse con mag­gior rabbia ancora nel secolo xvi. Gli ordini soliti usarsi per impedire, se si potesse, o almeno dimi­nuire il male, consisteano nel por guardie alle porte, onde non lasciar entrare in città nissuno che pro­venisse da luogo sospetto; nel racchiudere gli am­malati in capanne isolate nella campagna, che poi si ardeano con tutte le robe che vi eran dentro, come si ardeano le masserizie delle case in cui erasi scoperto qualche appestato; e qualche volta tutta intera la casa.1 Nel profumar le case e le vie; nell’obbligare i religiosi ad uffiziare a porte chiuse, vietare ai medici di assister gli infermi, ai curati di