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capo secondo | 271 |
e di Moncalieri, fuór del luogo murato. Furon arbitri a terminar le quistioni Iblone di Challant, vicario del Piemonte, due Torinesi e due Moncalieresi. Definirono costoro, che l’alveo del Sangone separasse i due territorii. I Torinesi, de’ beni posseduti in territorio di Moncalieri, rispondessero taglia e fodero a Torino, e non a Moncalieri. E così facessero quei di Moncalieri pe’ beni posseduti sul territorio Torinese. Infine le mercanzie potesser passare liberamente fuor del luogo murato, pagando i soliti pedaggi.3
Nel 1287, Torino avea discordia co’ signori di Beinasco, sia rispetto ai confini, ed alla giurisdizione di Drosio, sia rispetto al debito di vassallaggio che negavano alla città non più libera. Qualche provvisione fe’ in proposito Guglielmo di S. Germano, giudice generale del Piemonte. L’anno seguente, essendo nella stessa carica Marenco di Neive, le parti contendenti fecero compromesso nel vescovo Gaufredo di Montanaro, e in quattro notabil i cittadini, un Pelizzono, un Borgese, un Silo ed un Baracco. Questi nel loro lodo giudicarono la giurisdizione di Drosio, e delle sue appartenenze al di qua e al di là del Sangone, e Stupinigi, Vinovo e Vicomanino appartenere alla giurisdizione di Torino, come poste nel territorio Torinese; circa a’suoi confini s’osservasse quanto avea stabilito il vescovo Uguccione nel 1236 (Ugo Gagnola). I signori di Beinasco