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capo sesto 151


Non è certo l’anno della sua morte; il Terraneo la pone circa al 975.

Due altri fatti di lui si narrano, l’uno dal cronachista della Novalesa, l’altro da Guglielmo, monaco della Chiusa, che narrò la storia della fondazione del suo monastero. Il primo parlando dell’altissimo monte Romuleo,6 alle cui radici è situato il mo­nastero di Novalesa, racconta che su quel giogo abi­tava un tempo un re chiamato Romolo, il quale essendo coperto di lepra, trovava in quell’aria pura alleviamento a’ suoi mali; che questo re nascose i suoi tesori in un lago che si trova su quella vetta; ma che se alcuno s’attentava di arrampicarvisi, era tosto avviluppato da dense nubi ed assalito da una tem­pesta di sassi. Arduino, che di tesori era molto vago, udite queste novelle, e pensandosi che alcuna dia­bolica potestà custodisse quel tesoro, volle romper l’incanto, e ordinò al clero d’accompagnarlo colla croce e l’acqua benedetta, ed il vessillo regale su quella pericolosa altezza. Si mossero i chierici can­tando le litanie; ma prima che pervenissero al sommo furono dagli usati fenomeni della montagna spaven­tati e messi in fuga. Quattro secoli dopo un Roero ergeva su quella vetta una cappella alla Vergine, e potea scorgere che non v’era nè lago, nè tesoro, nè incantesimo, ma solo una cresta gelata. Tutti poi quelli che hanno pratica dell’Alpi somme, sanno molto bene quanto sovente le nubi ne copran le cime;