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capo quarto 137

di stirpe Franca, e di giudici del re. Adalberto s’in­titola umile marchese qui in Italia; perchè il titolo di marchese era titolo di dignità personale, e non titolo territoriale; e risultava, come abbiam detto, dal possesso di più comitati, o dal possesso di un insigne comitato, con superiorità su varii altri.4

In luglio dell’anno medesimo il re Ugo, richiesto dalla somma contessa Ermengarda, sua sorella, con­fermò al monastero della Novalesa, i cui monaci per la persecuzion de’ pagani erano rifuggiti a Torino, una torre nella stessa città, e le corti di Breme e di Policino, che Adalberto gloriosissimo marchese aveva loro donate.

Questi marchesi della stirpe di Guido erano mi­rabili volteggiatori, e sapeano vantaggiarsi con arte somma nelle mutabili fortune dell’italico regno. Adal­berto, nipote di Guido, era divenuto genero dell’imperator Berengario, sposandone la figlia per nome Gisla. Perduta la medesima, e morto pure Berengario, era divenuto cognato del novello re Ugo, dando la mano ad Ermengarda, sorella di lui. Così manteneansi in potenza questi principi, i quali, accordan­dosi coll’arcivescovo di Milano, e co’ duchi di Toscana, si può dir che facessero e disfacessero a loro posta i re d’Italia. In maggio del 933 Adalberto era già trapassato. Lasciava due figli, Berengario ii, che nel 918 era conte di Milano in nome di Berengario suo zio, e