Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/49


sull’Architettura degli Antichi. 31

bricò a Tegea1: le commessure d’un tempio a Cizico erano coperte con un filo d’oro2.

§. 20. E’ cosa nota, che le pietre grandi in altre fabbriche venivano strette, e collegate insieme per mezzo di spranghe, o ramponi, che erano di metallo per il marmo, in cui il ferro produceva delle macchie rugginose3. L’Alberti dice di aver trovato anche ramponi di legno negli antichi edifizj4; il signor le Roy gli ha osservati nelle rovine d’un tempio nel territorio d’Atene5; e uno de’ miei amici, il signor Roberto Mylne scozzese, che è stato incaricato di costruire un ponte fui tamigi, mi ha assicurato di averne veduti a una grossa pietra del suddetto tempio di Giove a Girgenti6.

§. 21. Le grosse pietre delle mura di città erano parimente commesse insieme senza calce. Un lavoro singolare in questo genere, è senza dubbio una parte delle mura di Fondi nel regno di Napoli. Questo muro è fatto di pietre bianche pulite all’esterno; ma tutte d’una forma differente, essendovene delle pentagone, delle esagone, e delle ettagone,


ossia


    [ Lo dice del tempio, che Ittino fabbricò a Figalia.

  1. I traduttori hanno spiegata questa parola nel luogo citato di Pausania, con quella di simetria: si trova, peraltro che Pausania se n’è quasi sempre servito per significare le commessure delle pietre. Vedasi lib. 2. c. 25. pag. 169. lin. 20., lib. 9. cap. 22. pag. 777. lin. 32., cap. 39. pag. 791. lin. 15.
  2. Plin. lib. 26. cap. 15. sect. 22.
  3. Vedi Tom. iI. pag. 24.
  4. Dell’archit. lib. 3. cap. 11.
  5. Ruin. des plus beaux monuments de la Gréce, Tom. I. par. 1. pag. 4. lin. 10.
  6. Così Flaminio Vacca Memorie, n. 39., racconta, che per accomodare il monistero rinchiuso nel Foro di Nerva furono gettati certi quadri di peperino, ne’ quali tra l’uno, e l’altro vi erano alcune spranghe di legno, da ogni banda fatte a coda di rondine, così ben conservate, che si potevano rimettere in opera; e nessun falegname conobbe di che legno fossero. Anche il signor Piranesi ha osservato, che in un sepolcro fuori di porta fan Sebastiano, passato Capo di Bove sull’antica via Appia, vi sono corsi di tufi grandi, le testate de’ quali sono legate per mezzo di spranghe di quercia tagliate parimente a coda di rondine. Ne dà la figura nelle Antich. rom. Tom. iI. Tav. 9. Pare che fra gli Ebrei nella Palestina si facesse uso grande di simili spranghe di legno, come si ha dalle Sacre Scritture, Eccli. c. 22. v. 19., c. 27. v. 2., Abacuc c. 2. v. 11. Ved. Menochio De republ. Hebr. lib. 7. cap. 5. quæst. 5. col. 659. Dai Greci si chiamavano ἱμάντωσις, secondo Suida. Più generale però doveva essere presso tutte le nazioni l’uso delle spranghe di ferro impiombate, dette γομφοί gomphi dai Greci, e dai Latini, come costa dalle antiche fabbriche, e da tanti antichi scrittori, molti de’ quali sono riportati dal Bergiero Hist. des grands chém. de l’emp. rom. Tom. I. liv. 2. chap. 6., e Suaresio De foram. lapid. in prisc. ædif. in suppl. Antiq. Roman. Sallengre, Tom. I. col. 321. Palladio De re rust. lib. 1. cap. 40. le chiama ancore, delle quali hanno qualche somiglianza.