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tica, sagrificando un ariete, come narra Pausania1. Nel Lazio, e precisamente nella Selva Albunea si faceva lo stesso all’oracolo di Fauno, sagrificando però agnelle, o pecore, come facevano anche i Daunj, e i Calabresi, per testimonianza di Tzetze riferito dal Brodeo2. Fra quelli, che confutarono l’oracolo in tal maniera in quella selva, è celebre il re Latino nella Eneide di Virgilio3. Se si volesse credere rappresentato questo fatto del re Latino nel nostro bassorilievo, avremmo in esso un lavoro romano, come accennammo nel Tom. iI. pag. 147. col. 2., e di un soggetto, che uscirebbe dalla storia mitologica d’Omero; benchè in sè abbia del mitologico anch’esso. La figura sedente potrebbe essere il re in atto di dormire: il cortello, e le parti degli animali significarebbero il sagrifizio preventivo, e i due alberi la Selva Albunea; essendo solite le selve a rappresentarsi nei monumenti con un albero, come in un medaglione d’Adriano dato dal Buonarruoti4, e in altri monumenti, che si vedono frequentemente. Pare peraltro, che una delle teste degli animali, esattamente disegnata, sia di capra, anzichè di ariete, o di pecora, come dimostra la barba, e la forma delle corna. E’ notabile, che il re tiene appeso il fodero del cortello sotto il braccio destro. Intorno a questo costume di consultare gli oracoli in sogno può anche vedersi il signor abate Raffei5.
18. Pag. 375. Bassorilievo in marmo della villa Albani dato da Winkelmann nei Monumenti antichi inediti6, e nominato qui nel Tom. iI. pag. 254. Il soggetto è il colloquio d’Alessandro il Grande coi filosofo Diogene sotto le mura della città di Corinto, che sono indicate nel muro a grosse pietre quadrate, con un albero, che sarà capriccio dell’ardita per interrompere l’uniformità. Winkelmann pensa, che la fabbrica fattavi come in lontananza possa essere il ginnasio detto Cranio, vicino alle mura di Corinto, ove stava Diogene nel dolio, o vettina di terra, figurata così rotta, e poi fermata con due spranghe fatte a coda di rondine, perchè gli fu rotta da un gio-
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