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308 S t o r i a   dell’A r t e   greca

serva a renderne ragione; laddove leggiamo del primo, che nel suo diciottesimo anno, alla battaglia contro Annibale presso il Po, fu mortalmente ferito allorchè salvò la vita a suo padre generale del romano esercito1. Non dee però far maraviglia le non lappiamo noi a quale dei due attribuire quelle teste2, se già ai tempi di Cicerone non sapeasi più


di-


  1. Polyb. lib. 10. pag. 577. D. [Svaniva subito la difficoltà se Winkelmann avesse badato, che Polibio dice ferito il padre di Scipione Africano maggiore, non lui stesso, allorchè questi in età di circa diecissett’anni lo sottrasse dall’imminente pericolo di essere oppresso dai nemici: Postquam in acie patrem suum vidisset cum duobus, aut tribus equitibus ab hoste circumventum, ac gravi etiam vulnere affectum; come dice anche Livio lib. 21. cap. 18. n. 46., Dione Cassio presso Costantino Porfirogeneta Exceprta, pag. 600. in fine, e Val. Massimo lib. 5. cap. 4. n. 2.
  2. Ora possiamo dire con sicurezza, che appartengano al primo; perocchè egli ha la stessa fisonomia, senza barba e senza capelli, nella pittura inedita del ninfeo Ercolanense citata più volte, in cui è rappresentato con Massinissa, e Sofonisba, dopo che questa ebbe preso il veleno, secondo Diodoro presso Costantino Porfirogeneta Excerpta, p. 288., Livio lib. 30. cap. 11. num. 15. A quello non ostarebbe la difficoltà dei lunghi capelli; perciocchè scrive Livio, che così li portava allorchè si abboccò la prima volta con Massinissa in Ispagna. Egli era allora nel fior dell’età sua, come dice lo stesso Livio, e avea circa ventinov’anni; poichè ne avea circa diecisette, come si è detto qui avanti, quando nell’anno di Roma 554. salvò il padre suo vicino al Po, e si abboccò con Massinissa nell’anno 546. Non è improbabile, che passato poi in Africa, ove lì trattenne del tempo, forse per il gran caldo del paese, cominciasse a radersi la testa, e il mento; e ciò almeno nell’anno 549., o anche prima, essendosi in quell’anno avvelenata Sofonisba. Da Plinio, su cui si appoggia Winkelmann per attribuire le teste al secondo Africano, altro non si rileva se non ch’egli fosse il primo a raderli ogni giorno; e quello non toglie, che altri siensi rasati prima di lui, ed in ispecie l’Africano maggiore; mentre Winkelmann stesso ha notato sopra pag. 154. §. 19., che Marco Livio dovè lasciare i segni di lutto, e di mestzia, facendosi radere, e tagliar capelli e barba, per consiglio del Senato; il che fu nell’anno 544. contemporaneamente a Scipione. Gli eruditissimi Accademici Ercolanesi nell’esposizione delle citate Tavole, pag. 140. hanno portato più avanti l’argomento, pretendendo ricavare da Plinio, che ai tempi dell’Africano maggiore non si usasse rader la barba; ma quanto ciò sia falso potrà vedersi dallo stesso Plinio, che ho citato alla detta pag. 154. §. 19.; e per Aulo Gellio lib. 3. cap. 4., cui tanno dire lo stesso, basta leggerlo per vedere, che non fa al proposito; non dicendo altro le non che l’Africano minore cominciò a radersi la barba prima dei quarant’anni, che era l’età, in cui solevano allora i nobili principiare a radersi; e volendo osservar bene il testo di Gellio pare che questo Scipione non si radesse la testa, perocchè scrive soltanto che li radeva la barba: e Plinio non dice le si radesse ogni giorno la barba, e la testa, oppure la barba solamente, come è più probabile, sì perchè non portava tanto tempo, e sì perchè la ragion di mollezza, che poteva essere nel rader la barba, non cadeva forse nei capelli.
    L’argomento che il Fabri ricava dall’essere stata trovata in Literno la mentovata testa di basalte, non pare tanto disprezzabile, come vogliono i detti Accademici, e il nostro Autore, dopo Gronovio. È certo che là egli aveva la sua villa, in cui passò tanto tempo, e più probabilmente vi morì e vi fu sepolto, come si ha da Livio lib. 38. cap. 35. num. 56., Strabone lib. 5. pag. 372., Seneca Epist. 86., e da altri. È certo almeno che là vi erano statue, e monumenti di lui, come fa oaaervare lo stesso Livio; ed è ben probabile, che piuttosto volessero averne dei ritratti anche gli abitanti di Literno, che sì lungamente conversarono con lui, e doveano credersene onorati, anzichè dell’altro Scipione, di cui non si fa che sia mai stato in quel paese, o in quella villa. Nè abbiamo fondamento di credere, che nella stess villa vi fossero altri sepolcri di Scipioni, come vorrebbero gli Accademici, e molto meno del secondo Africano. Possiamo anzi credere tutto il contrario, primieramente perchè nessuno scrittore dice tal cosa; ma dicono solo del primo Africano che vi fosse sepolto, non mai dal secondo; come, se fosse stato vero, lo avrebbe detto almeno Strabone, il quale molto meglio