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da Alessandro il Grande ec. 283

d’Anzio, ed esistente ora nel museo Capitolino1. Dall’iscrizione portavi sull’orlo rilevasi che dono fosse di Mitridate Eupatore, ultimo e celebre re di Ponto, fatto ad un ginnasio, poichè usavasi allora di ornare tai luoghi con de’ vasi2. Oltre questa iscrizione vi si leggono in carattere piccolo e corsivo le parole ευφα διασωζε3 finor non intese, e che probabilmente denno così compirsi εὐφάλαρον διάσωζε (mantienlo pulito), poichè la voce εὐφάλαρον trovasi adoperata per indicare il pulimento dato ai lucenti arnesi de’ cavalli4.

§. 14. In questa sì mutilata statua, mancante di testa, di mani, e di gambe, coloro che penetrar sanno i segreti dell’arte, scorgono tuttora un chiaro raggio dell’antica bellezza. L’artista ha effigiata in quest’Ercole la più sublime idea d’un corpo sollevatosi sovra la natura, e d’un uomo nell’età perfetta inalzatosi al grado di quella privazion de’ bisogni che è propria degli dei. Ercole qui rappresentasi quale esser doveva allorchè si purificò col fuoco da tutte le umane debolezze, e fatto immortale ottenne di seder fra gli dei, quale dipinto avealo Artemone5. Egli è espresso senza la necessità di nutrirsi e di oltre usar delle forze, poichè non se gli veggono le vene, e ’l ventre sembra satollo senza aver preso cibo. Aver dovea, come giudicar si può da quel che rimane, la destra posata sul capo per indicarne il riposo dopo tutte le sue fatiche; e in tal positura si vede su una gran tazza di marmo, e sul celebre basso-rilievo della sua espiazione ed apoteosi, ove leggesi l’epigrafe ΗΡΑΚΛΗΣ ΑΝΑΠΑΥΟΜΕΝΟΣ (Ercole riposantesi). Amendue questi monumenti trovansi nella villa Albani6. La testa aver dovea lo sguardo


N n2 rivol-


  1. Illustrato dal P. Corsini. Lo dà anche Bottari Mus. Cap. Tom. I. in fine, pag. 48., ove è scorretta l’iscrizione seguente.
  2. Polyb. lib. 5. pag. 429. C.
  3. ΕVΦΑ ΔΙΑσωΖΕ Cosi sono formate; e in caratteri majuscoli le dà l’Autore Tratt. prelim. ai Mon. ant. Cap. IV. p. LXXXIV.
  4. Esych. in Φάλαρα, εὐφάλαροv [ Εὐφᾶ contratto da εὐφαή, senza supplirlo significa ben lucente, da εὖ e φαής, come ἀμφιφαής, ec.
  5. Plin. lib. 35. cap. 11. sect. 40. §. 32.)
  6. Vedi qui avanti pag. 216. Nel gabinet-