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260 Storia delle Arti

passato il segno, sollevaronsi contro di lui dopo la battaglia d’Ipso, in cui suo padre lasciata avea la vita, e prese allora Lacare il governo della città. Ben però seppe Demetrio punir la loro ribellione, poichè discacciò Lacare, fortificò il Museo, e vi pose guarnigione straniera, le quali cose parvero con ragione a quel popolo tratti di schiavitù1. Ne’ seguenti tempi quella, che altre volte era stata la più potente fra le greche città, decadde talmente che, essendosi alleata a Tebe contro Sparta, fu costretta ad imporre una tassa generale sopra quanto possedevano in terre, in case, e in denaro effettivo gli abitanti del territorio ateniese per soddisfare alle spese della guerra ascendenti a sei mila talenti; e nemmeno vi riuscì, poichè ne mancarono ancora dugencinquanta2: a tanta miseria ridotti erano gli Ateniesi poco tempo dopo d’aver alzate, come poc’anzi si disse, entro il giro d’un anno, trecensessanta statue di bronzo ad un sol uomo. In un sì povero paese, a cui mancava altresì il commercio e la navigazione, sorgenti principali della ricchezza, non poteano più sussistere gli artisti, e costretti vidersi ad abbandonare la primaria lor sede, e cercare altrove ricovero e sostegno. L’arte medesima dovè, per così dire, lasciar la Grecia per qualche tempo, e trasportarsi in Asia ed in Egitto.

[Lavori di quell’età... ] §. 7. Prima di venire a questo passaggio dell’arte greca in estere contrade, e al destino che ivi ebbe, piacerà senza dubbio al lettore di ben sapere qual ella fosse allora, e giudicarne potrà da due opere di que’ tempi sino a noi conservatesi; cioè da una medaglia d’Antioco, o d’Antigono I. padre del mentovato Demetrio Poliorcete, che è senza alcun dubbio di quello tempo; e dal famoso gruppo chiamato il Toro Farnese. A quest’occasione diremo pur qualche cosa delle supposte effigie di Pirro.



§. 8. La


  1. Dicaearch. Geograph. pag. 168.
  2. Polyb. lib. 2. pag. 148. B.