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n e l l e v a r i e f i g u r e , e c. | 349 |
ogni osservatore intelligente dì antichità, che per poco vi’ rifletta. E’ stato detto insulsamente, e da più d’un autore ripetuto, che la testa dell’Ercole di Farnese siasi trovata alcune miglia distante dal resto della statua: quest’asserzione non da altro è nata se non dall’essere quel capo agli occhi del volgo troppo piccolo per un Ercole, secondo l’idea che se ne ha generalmente; questi critici però dovrebbero aver osservato lo stesso in più d’un Ercole, e principalmente sulle gemme. E certamente dobbiamo piuttosto credere che siasi ingannato Plinio1 ; perocché gli antichi, e particolarmente gli artisti di quella perizia che aveva Seusi, meglio di noi conoscevano le proporzioni tra la testa e ’l collo e ’l resto del corpo umano: tanto più che aveano questa cognizione non solo gli artisti, ma anche il volgo, come si rileva da Catullo nell’epitalamio di Peleo e Teti ove dice:
Non potrà la nutrice al nuovo giorno
Più tutto il collo cingerle col filo,
Che tutto per lo circondava intorno.2
I commentatori hanno spiegati questi versi a contro-senso; ma una vecchia costumanza, che non è ancora affatto dimenticata in Italia, può servire a ben intendere il poeta. Ai giovanetti sì dell’uno che dell’altro sesso, quando son giunti all’età atta all’amoroso piacere, misurasi il collo con un filo o nastro; quindi tal misura raddoppiasi, e se ne prende il mezzo fra i denti: se i due capi tirati sopra la tefta arrivano a toccarli esattamente nel mezzo di essa, ciò si ha per un indizio di virginità.
[Proporzioni nell'uomo ...]
§. 6. E’ probabile che i greci artisti, ad imitazione degli egizj, abbiano fu ben determinate regole siffate non solo le più grandi, ma eziandio le più piccole proporzioni, e la
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