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statue, ma adoperavasi eziandio mista con fiore di farina da coloro che lavoravano in bronzo per farne le forme1.

§. 8. D’altra specie di opere degli antichi in argilla, e nominatamente de’ vasi dipinti, ne sono rimasti fino a’ nostri dì delle migliaja: noi ne tratteremo più diffusamente in appresso. L’uso di tali vasi, cominciato negli antichissimi tempi, lungamente durò nelle cerimonie religiose2 eziandio dopo che il lusso aveali renduti inutili agli usi domestici: teneansi per lo più dagli antichi, come le porcellane presso di noi, per ornamento anziché per servizio3, e diffatti alcuni se ne trovano che mai non ebbero fondo4

[Scolpirono quindi il legno..] §. 9. Le statue de’ più antichi Greci erano di legno5 come tutte le loro fabbriche, a somiglianza de’ palazzi dei re medi6, avantiché in pietre e in marmi edificassero. In Egitto trovansi ancora oggidì delle antiche figure egizie in legno di sicomoro, e se ne veggono in alcuni musei. Pausania specifica i varj legni7 de’ quali formavansi presso i più

Tom. I. D anti-


  1. Plin. lib. 18. cap. 10. sect. 20. §. 2.
  2. V. Brodæus Misc. lib. 5. cap. 1.
  3. Il Passeri Picturæ Etrusc. Tom. I. prolegom. pag. XIV. crede che si tenessero per ornamento principalmente nei lararj, e nei tempj; e pag. XVII. che si dessero anche in regalo in occasione di feste, di nozze ec. Parla anche di quelli, che servivano per uso domestico, uso che non fu tolto dal lusso, come dice Winkelmann, anzi il lusso fu occasione che più si raffinassero. Plinio lib. 23. cap. 12. sect. 46. dice, che ancora a suo tempo la maggior parte degli uomini si servivano di vasi di terra, che si gareggiava in tante città d’Italia, della Grecia, e di Spagna, a farli più fini, e migliori. Se ne faceva gran commercio, e si vendevano più dei vasi murrini, non isdegnando le persone più distinte di servirsene. L’imperator Vitellio, come racconta anche Svetonio nella di lui vita capo 13., fece fare un piatto sì vasto per una cena, che per cuocerlo fu fabbricata la fornace a posta. Ma dell’uso di tali vasi antichi se ne parla più a lungo in appresso l. iiI. cap. IV.
  4. L’Autore in questo capo dà all’argilla il primo luogo tra le materie adoperate dagli artisti, e quindi al legno, all’avorio, ai sassi, al bronzo ec. Circa l’argilla v’è tutta l’apparenza, ch’egli abbia ragione, ma tal verità non si prova abbastanza col mentovare i lavori di terra trovati ne’ tempj antichi. Bisognava pur dimostrare, che tai lavori non fossero stati preceduti da altre sculture in legno, in marmo ec., e in prova di ciò si potevano apportare le testimonianze di Seneca Epist. 131., di Plinio lib. 35. cap. 12. sect. 44., d’Ovidio Fast. lib. 1. v. 202., e di Giovenale Satyr. 11. v. 115. Dopo l’argilla si sarà adoperato il legno, come la materia più molle; a meno che, appoggiandosi su ciò che narra Mosè di Tubalcaimo fonditor di metalli, Gen. cap. 4. v. 22., del vitello d’oro, e de’ Cherubini fusi nel deserto, Exod. cap. 32. v. 4., c. 35. v. 32., taluno non pretenda essere più antica l’arte di fonder i metalli, che d’intagliate il legno.
  5. Delle statue degli dei lo attesta Ovidio Metam. lib. 10. fab. 11. v. 694.
  6. Polyb. l. 10. p. 598. A.., Schol. Apollon. v. 170.
  7. Oltre Pausania l. 8. c. 17. princ. p. 623., anche Teofrasto Hist. plant. lib. 5., e Plinio lib. 16. cap. 40. sect. 78., ci fanno menzione di varj legni adoperati per l’intaglio, e sono questi l’ebano, il cipresso, il cedro, la quercia, il tasso, il busso, il loto, e pei lavori più piccoli anche le radici dell’ulivo. Ciò