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nei quali più non vedeva probabilità, più speranza. Scudiere e depositario delle politiche confidenze del principe, era il cav. Provana di Collegno, giovine uffiziale d’artiglieria, sincero amante della patria, caldo amico di libertà, ma di una indole troppo franca e vivace per seguire le orme di Carlo Alberto.

Non pertanto, a misura che la cospirazione progrediva, il principe sembrava maggiormente affezionarsi alla causa italiana. Quante volte non ci siam domandati se la nostra fiducia era ben riposta in quel giovine principe? Non v’ha dubbio che molte cose stavano contro lui e più di tutte un sinistro presentimento del cuore, rare volte fallace; ma non doveano badarvi gran fatto uomini determinati di tentare a qualunque costo quell’occasione del risorgimento italiano. Non già che noi ci ripromettessimo in Carlo Alberto un conte Verde od un principe Eugenio, ma in allora noi avremmo respinto, come un sogno funesto, il vaticinio dell’avvenire.

Assai popolarità affettava il principe di Carignano: inviò de’ sussidii ai feriti nella sera del 12 gennaio e mostrò sdegno contro di un uffiziale accusato dalla pubblica voce di aver preso a colpi di sciabola uno studente, del quale avea avuto a lagnarsi. Creato gran mastro d’artiglieria, lo si vide assiduamente intento a promuoverne l’istruzione ed a migliorare l’ordinamento dell’arsenale; la qual cosa, se tornava gradita ai cittadini, destava anche maggior interesse nei militari.

Ma l’istante di appigliarsi ad una risoluzione era giunto; il cav. di Collegno aveaglielo annunziato, ed