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un giovine principe che avea da gran tempo destata l’attenzione di tutta Italia. Il lettore ben comprende di chi io mi voglia parlare. Egli è pervenuto a questo punto che avrei amato meglio tacermi e che ho lungamente esitato, prima di stendere la mano al velo del secreto; ma a che gli gioverebbe il mio silenzio, mentre s’innalza da ogni parte terribile una voce contro di lui? Non val meglio si conosca la verità tutta intiera? Io non cercherò d’aggravare i suoi torti; così fosse dato a me di scusarli, a lui di ripararli!
Carlo Alberto di Savoia principe di Carignano era ritornato alla vita principesca in età di diecisette anni; fosse vaghezza di moderne opinioni, fosse ambizione secreta, o che realmente serbasse nel fondo del cuore una lodevole attrazione per la gloria, mostrossi acceso ben presto a quello spirito d’italianismo e di libertà, di cui ho narrato l’esistenza ed il progresso, e non pago a seguirlo si fece anche ad incoraggiarlo. Il suo carattere però veniva sotto diverso aspetto giudicato; e d’altronde si ebbero da lui tratti di umanità e di fierezza; fu assai soddisfacente conoscerlo, in uno scontro occorsogli, capace di affrontare a sangue freddo un pericolo e di restarsi imperturbato al dolore; ma frattanto non si poteva ignorare come a tutti non tenesse lo stesso linguaggio e quelli che volevano trovare ad ogni costo in lui il germe di un futuro eroismo, a sagace circospezione ascrivevanlo; i meno facili ad ingannarsi vi scorgevano l’indizio di un animo simulatore e di principii deboli e tentennanti. Quello poi che dava