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d’uopo, i rischi di una rivoluzione italiana, ma ancor debole perchè immatura. E d’altronde avrebbe egli potuto in altra occasione contare come in questa sull’appoggio dell’imperatore Alessandro? Quindi è, che gettato il dado, dovevano i Napoletani affidare la loro salvezza a questa rivoluzione, e fare appello ai popoli di tutta la Penisola, poichè l’Italia meridionale non avrebbe mai potuto fondare la sua libertà senza chiamarne a parte l’intera nazione.
Fu colpa in terzo luogo, secondo alcuni, a’ Napoletani, la quale merita di essere esaminata per le importanti questioni che vi si riferiscono, la scelta della costituzione spagnuola (Vedi Doc. A in fine.) Non è mio intendimento cribrarne qui l’utilità e i difetti, e molto meno biasimar gli Spagnuoli che la proclamavano nel 1820. Dessi vi si doveano stringere attorno come a prezioso monumento consacrato dal voto di quell’Assemblea Nazionale, che ferma ed imperterrita nel dì del pericolo, seppe non disperare della salute della patria. Ma una, direi quasi lor propria, ne aveano pur anco i Napoletani in quella di Sicilia, che non dovevano, come fecero, lasciar da parte. La costituzione siciliana poco conosciuta in Europa, non è altro che la costituzione inglese scritta; ma la costituzione inglese, toltane l’ineguaglianza nel diritto di elettore e molti altri avanzi di feudalismo, che deturpano i pregi di quest’ultima. In quanto a popolarità si lascia addietro la carta francese, sia perchè l’iniziativa nelle leggi non vi è esclusivamente riservata al re, sia per la creazione dei municipii, organizzata sopra basi larghissime. Nè