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sercito sotto i miei ordini a Novi e Voltaggio, ed ho pure avuto l’onore di intertenermi colla deputazione di Genova1 che si è recata al mio quartier generale affine di annunziarmi che tutta l’autorità che V. E. era stata investita dal suo sovrano, e che la violenza dei faziosi avea per breve tempo interrotta, era già stata per la potenza degli eventi restituita nelle di Lei mani. La deputazione medesima m’invitò a sospendere la marcia delle truppe imperiali su Genova.
L’ingresso dell’esercito imperiale e reale negli Stati di S. M. il re di Sardegna, non avendo avuto altra causa che la ostile mossa della sedicente armata uscita dal campo di Alessandria e diretta contro Novara e contro le reali truppe capitanate dal generale conte Della-Torre, e niun altro scopo avendo tranne quello di ricondurre l’ordine e ristabilire l’obbedienza verso il sovrano, io non trovo alcuna difficoltà nel cessare di spingere altre truppe nel Ducato di Genova, dacchè V. E. mi è mallevadore che l’ordine vi è ristabilito e che vi è intiera la sommissione al Re.
Così operando io mi uniformo alle intenzioni del mio Augusto Signore, e dei sovrani suoi eccelsi alleati. Egli è dover mio il regolare la condotta in conseguenza, e prego V. E. di credere che nessun’altra considerazione avrebbe potuto ristarmi dal procedere risolutamente.
- ↑ Tre sono le deputazioni che, nominate dalla Commissione di Genova, approvate dal Corpo Decurionale e munite di lettere del governatore Des-Geneys, partirono da Genova l’11 aprile: una composta dei signori duca Vivaldi Pasqua, primo scudiere di S. M, march. Gian Carlo Serra ed avv. Nicolò Ardizzoni n’andò a Nizza al re Vittorio Emanuele; l’altro composta di monsignor arcivescovo Lambruschini, S. E. il primo presidente conte Carbonara, e cav. Giovanni Quartara si recò a Modena al re S. A. R. Carlo Felice, e la terza destinata pel quartier generale di S. E. il generale in capo Della-Torre, composta del march. Girolamo Cattaneo, e dell’avv. Perasso.