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Tanto senno di governo nella giunta però non fece obliare agli accorti cittadini com’ella dopo la partenza del reggente più non si fosse mantenuta sul retto sentiero costituzionale, mentre non v’era stato luogo starsi dubbiosi su ciò che restava ad operare: dichiarando sforzata l’apparente volontà del re Carlo Felice, creare nuova reggenza, radunare le assemblee elettorali, ecco quanto spettava alla giunta; ma la maggior parte de’ suoi membri, impauriti in sulle prime dalle angustie nelle quali eransi trovati, sedotti poscia dalla lusinga di ottenere una pace, non aveano osato decidersi a coraggiose misure. Una così falsa posizione era osservata con rammarico dal ministro della guerra, il quale credeva non fosse conveniente perseverarvi sino all’esito delle trattative che procedevano intanto senza speranza alcuna di successo. Il pensiero di trarnela con un colpo di Stato gli balenò in mente e dopo l’arrivo del reggimento Alessandria trovandosi in certo modo dittatore di Torino1 non gli sarebbe stato dif-
- ↑ M. de Beauchamp pretende che la restaurazione dell’autorità reale fosse accompagnata in Torino da diversi sintomi, e che la maggior parte del popolo non si trattenesse dall’esternare la sua avversione alle autorità rivoluzionarie; ed in qual epoca? Precisamente a’ primi giorni di aprile, in quel momento appunto in cui il governo costituzionale erasi maggiormente afforzato nella capitale, in quel momento in cui avea acquistato tanto potere di far pesare sui cittadini quel giogo di piombo di cui parla M. de Beauchamp in altro passo di sua storia. Bisogna convenire che la condotta da questo attribuita al governo costituzionale sarebbe assai bizarra: quando questo partito non era quasi sicuro nella città ove risiedeva, allora secondo lui spargeva il terrore, minacciava la vita di chiunque osasse esternare opinioni realiste (pag. 117 dell’opera di M. Beauchamp), divenuto poi forte, lasciava invece che questa opinione si manifestasse (pag. 129).