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e sol fermo mostrarsi nel contrariare gli utili progetti dei ministri dell’interno e della guerra. E fu allora che Santarosa cedendo alle vive istanze degli amici e più ancora alla speranza di far risolvere il reggente e la giunta alla guerra contro l’Austria, partì per Torino in compagnia di Lisio e Collegno. Arrivati appena colà corsero al palazzo del principe, ma non fu loro dato vederlo, perchè, allegando malattia, erasi ritirato ne’ suoi privati appartamenti. Forse gli stava già fisso in mente il disegno di tradire la causa della patria e non ardiva sostenere i liberi sguardi dei tre coraggiosi cittadini. Si presentarono questi alla giunta, e Santarosa franchi, austeri detti le rivolse. Fu la prima volta che i suoi membri ascoltarono un linguaggio pari all’urgenza dei tempi, e ne parvero commossi.

Nello stesso giorno Carlo Alberto nominò il conte di Santarosa a reggente del ministero della guerra, da cui si era dimesso Villamarina, per malattie, e per fatiche soverchiamente affralito e più di tutto della condotta del principe disgustato. Era naturalmente destinato a succedergli il cav. Bussolino, maggior generale, aggiunto al ministero; ma colla scelta dell’uomo che godesse tutta la confidenza del partito costituzionale, lusingavasi il principe di meglio mascherare i suoi progetti.

Il nuovo ministero fu posto immediatamente alla direzione degli affari. Già la sera del 21 di marzo si andava bisbigliando fra il popolo la partenza del principe, ed il ministero dell’interno avealo su di ciò destramente e con schiettezza interpellato. Carlo