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era intendimento delle società segrete, allorquando scoppiò la rivoluzione piemontese, di fare Carlo Alberto re d’Italia.1

Le grida di viva Carlo Alberto re d’Italia le sentimmo ancor noi in Roma, e specialmente quella notte in cui si credette che avesse debellato il nemico a Somma-Campagna, e che verificossi invece di esserne stato battuto a Custoza.2

Le truppe pontificie stesse furon poste sotto gli ordini di Carlo Alberto nelle pianure lombarde; e d’onde se non dal Piemonte ci fu mandato il general Durando per capitanare il nostro esercito, e i due ufficiali, colonnello Rovero di fanteria e colonnello Wagner di cavalleria, per istruire e addestrare alla guerra le soldatesche?

Diremo inoltre che appunto perchè tendevasi sempre in Piemonte (o a questo spingevan le sette) alla unità italiana mediante l’annessione graduale, che altri chiamerebbe usurpazione, dei ducati e di altri stati italiani, non si vide mai di buon occhio da Carlo Alberto la lega federativa iniziata dai papa nell’agosto del 1848, e mai non vi si volle associare.3

Questa renitenza del Piemonte di associarsi ad una federazione italiana, o unione federativa di vari stati italiani, e la sua propensione invece per la unità forte e potente, è tal fatto, da ingerire i più gravi sospetti di cupidigie ambiziose d’ingrandimento.

Questi pochi cenni, che potremmo estendere di molto ove occorresse di meglio chiarire ciò che ci sembra forse già chiarito abbastanza, somministrano un’idea manifesta e lampante delle cupidigie piemontesi. Queste cupidigie, o conati, o sforzi, o macchinazioni, parte aperte, parte velate,

  1. Vedi Gualterio, Gli ultimi rivolgimenti italiani ec. Firenze, Le Monnier 1850, vol. I, parte I, pag. 659, ed il vol. VII Documenti, pag. 547. — Vedi Cibrario opera citata, pag. 43.
  2. Vedi il cap. XV del nostro 2.° volume.
  3. Vedi Farini, vol. II, pag. 341 e 343. — Vedi il progetto del Rossi nel detto Farini, pag. 347, ed il cap. XVII del vol. 2° delle presenti memorie storiche.