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reclamavano l’onore d’aver data la prima spinta al movimento, e presumevano perciò di dare ad esso norma e scopo, gridavano a tutta gola la Costituzione spagnola. La riottosa guarnigione della cittadella minacciava bombardamento, e Carlo Alberto cedendo o fingendo di cedere alla forza, concedette e promulgò dal balcone del suo palazzo la detta Costituzione la sera del 13 marzo 1821.»1 Ma subito dopo retrocedette; e sia per farsi ribenedire dai sovrani, sia per non perdere il regno, ne fece ammenda incorporandosi nell’armata francese la quale a ristoro dell’ordine e a distruzione del partito repubblicano, che impropriamente chiamavasi costituzionale, recossi in Ispagna nell’anno 1823.2

Lo stesso Cibrario suo amico e confidente che ne scrisse la vita, ci racconta essere stata la lettura degli opuscoli del frusinate Angeloni che sedusse o per lo meno fece impressione sull’animo di Carlo Alberto.

Noi conosciamo di questo caldissimo patriota italiano,dell’Angeloni, l’opera sua famosa stampata a Parigi nell’anno 1818 in 2 volumi in ottavo e che porta per titolo Dell’Italia uscente il settembre 1818, la quale è il riassunto de’ suoi opuscoli o ragionamenti. Quest’opera adunque, scritta con molta diligenza e ricercatezza di stile, ed ove le idee di unità, di nazionalità e d’indipendenza sono largamente sviluppate e fervorosamente patrocinate, produsse le prime impressioni nell’animo giovane di Carlo Alberto, delle quali parla il Cibrario.3

La rivoluzione però guardavalo sempre, dopo la campagna del 1823, con occhio torvo e sospettoso; e Mazzini che voleva sedurlo alla sua volta e impegnarlo nella grande intrapresa nazionale, con una lettera ormai celebre nella

  1. Vedi Gallenga, Storia del Piemonte. Torino, 1856, vol. II, pag. 444.
  2. Vedi Gallenga, pag. 446.
  3. Vedi Cibrario, Ricordi di mia missione in Portogallo al re Carlo Alberto, pag. 14, 15 e 16, nel volume dalla nostra raccolta intitolato: Vita, morte e onori funebri a Carlo Alberto.