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della rivoluzione di roma | 171 |
Esaurito così quei poco che sapevamo sulle opinioni emesse da vari scrittori che della unità e nazionalità italiana trattarono, aggiungeremo alcuni cenni sui sistemi venuti di recente in voga per conseguirle.
In tre frazioni dividonsi i vagheggiatori dell’unità e nazionalità:
1. Gli unitari repubblicani di Mazzini.
2. Gli unitari monarchici, sotto lo scettro di casa Savoia.
3. I federali o partigiani di una lega federativa dei vari principi o stati italiani.
Molto dicemmo nelle presenti carte sugli sforzi del Mazzini; abbastanza sui progetti federativi; poco o nulla su quelli del Piemonte o di Carlo Alberto che ne reggeva il freno. Ora però per la intelligenza della storia, e per chiarire alcuni fatti che senza questo rimarrebbero inesplicati, è pur d’uopo che ne diciamo qualche cosa.
Intanto però crediamo dover premettere, che sia gli unitari repubblicani, sia i monarchici, affine di conseguire il loro intento nel senso il più lato, dovendo di necessità formare una Italia nuova sulle ruine dell’Italia antica, dovrebber pure, dopo avere espulso completamente gli esteri dominatori della Italia, passare per la trafila, se fosse d’uopo, degli eccidi e del sangue per discacciarne i regnanti colle armi e colla violenza, ovvero, alienando a poco a poco i popoli dal rispetto e dalla soggezione verso i medesimi, spingerli finalmente ad insorgere contro di loro.
In entrambi i casi poi, siccome fra i vecchi regnanti d’Italia è compreso il pontefice, sarebbe di necessità, per liberarsene come farebbesi di un ingombro molesto, assoggettare ancor lui alla sorte comune.
I federali per converso rispettando i diritti esistenti e le presenti circoscrizioni territoriali, tenderebbero a riunire e stringere in una lega comune i vari stati della penisola con tali vincoli, patti, e ordinamenti, che le varie parti slegate consertandosi insieme, formar dovessero un tutto compatto.