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della rivoluzione di roma | 369 |
dei regolari recapiti, venne respinto al confine. Esso faceva parte di coloro ai quali era vietato di ritornare negli stati romani.1
Dobbiamo ora designare, in aggiunta a quanto dicemmo sotto la dati del 21 settembre, che la deputazione recatasi a Bologna per consegnare il busto del Santo Padre Pio IX fu ricevuta colà il giorno 10 di ottobre da quella municipalità con tutti gli onori propri di sì alto soggetto. I due deputati Potenziani e Gennarelli tennero discorsi ai quali rispose il senatore di Bologna, e l’avvocato Galletti; quello del Gennarelli fu molto importante. Furon tutti riportati dall’Italiano di Bologna.2
Circolavan sempre in quel tempo alcuni indirizzi clandestini per eccitare i Romani, e gli altri popoli italiani a scuotersi dal letargo, e progredire nell’incominciato movimento. Havvene due sottoscritti dai Toscani, uno dei quali datato da Livorno il 10 e diretto ai Romani, l’altro del 18, sottoscritto dai Toscani egualmente, e diretto a Carlo Alberto ed ai popoli a lui soggetti.3
Questi eccitamenti che venivan dall’estero, producevano il loro effetto in Roma, e se n’ebbero subito due prove, perchè ritornando in Roma il 18 di ottobre, dopo breve assenza, il cardinal Ferretti segretario di stato, una deputazione del circolo popolare se gli fece incontro affine di presentargli un indirizzo esprimente il desiderio di progredire nel movimento per corrispondere alle mire ed intenzioni benevole e sapienti della Santità di Nostro Signore.4
La sera del 24 poi un due o tremila persone recaronsi sotto le finestre di monsignor Morandi pro-governatore di Roma, ed una deputazione di circa venti persone lo pregò a nome del popolo di desistere dal suo progetto di rinunzia a tal carica.5