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22 | discorso preliminare |
che la barca di Pietro collutta colle tempeste, ma non va al fondo giammai.
Oltre a ciò il desiderio di affrancamento dalla dominazione straniera che ora, e forse non a torto, invade in modo più pronunziato le menti degl’Italiani, fu spesse volte accompagnato da quello di sottrarsi dalla dominazione papale, quasi che essa fosse causa ed inciampo al conseguimento di questi patriottici desideri.
Di ciò avemmo un saggio in una celebre terzina di Dante Alighieri, 1 in alcuni passaggi del Macchiavelli e del Guicciardini, nelle robuste poesie dell’Alfieri, nelle saporite rime degli Animali parlanti del Casti, ed in altri non pochi scrittori, che sarebbe troppo lungo accennare. Ciò spiega perchè idee siffatte allignassero sempre di preferenza fra i cultori delle lettere, e della poesia.
È questa una piaga quasi diremmo insanabile, che ha invaso il corpo sociale della nostra penisola, alla quale molti danni inferì, e molti inferirà successivamente. E se dicemmo insanabile, egli è perchè quantunque cento e cento voci sorgano giornalmente, e migliaia di scritti si pubblichino in difesa del papato, pure è sempre a temersi che faccian più danno quelle parole che sfuggirono agli scrittori summenzionati, stante la loro celebrità, di quello che non sia a sperarsi di vantaggio da quella coorte immensa di chiari ingegni, che fra gl’Italiani, e fra gli esteri sostennero la tesi contraria, e con evidentissime prove dimostrarono. E bene a ragione il fecero, perchè appoggiandosi a documenti e monumenti storici preziosissimi, seppero non solamente difendere gagliardamente il papato, ma riuscirono a dimostrare con fatti irrecusabili, essere esso la sola grandezza superstite d’Italia, e ad esso andare noi debitori dello sviluppo delle scienze, delle lettere, e delle arti, che per irradiazione si diffusero sul globo, e quel