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lui lo spirito ironico del Risorgimento con lineamenti molto precisi de’ tempi moderni.

Il medio evo qui crolla in tutte le sue basi, religiosa, morale, politica, intellettuale. E non è solo negazione vuota. È affermazione, è il Verbo. Di contro a ciascuna negazione sorge un’affermazione. Non è la caduta del mondo, è il suo rinnovamento. Dirimpetto alla Teocrazia sorge l’autonomia e l’indipendenza dello Stato. Tra l’impero e la città o il feudo, le due unità politiche del medio evo, sorge un nuovo ente, la Nazione, alla quale il Machiavelli assegna i suoi caratteri distintivi, la razza, la lingua, la storia, i confini. Tra le repubbliche e i principati spunta già una specie di governo medio o misto, che riunisca i vantaggi delle une e degli altri, e assicuri a un tempo la libertà e la stabilità, governo che è un presentimento dei nostri ordini costituzionali, e di cui il Machiavelli dà i primi lineamenti nel suo progetto per la riforma degli ordini politici in Firenze. È tutto un nuovo mondo politico che appare. Si vegga, fra l’altro, dove il Machiavelli tocca della formazione de’ grandi Stati, e soprattutto della Francia.

Anche la base religiosa è mutata. Il Machiavelli vuole recisa dalla religione ogni temporalità, e, come Dante, combatte la confusione de’ due reggimenti, e fa una descrizione de’ principati ecclesiastici, notabile per la profondità dell’ironia. La religione ricondotta nella sua sfera spirituale è da lui considerata, non meno che la educazione e l’istruzione, come istrumento di grandezza nazionale. È in fondo l’idea di una Chiesa nazionale, dipendente dallo Stato, e accomodata a’ fini e agl’interessi della nazione.

Altra è pure la base morale. Il fine etico del medio evo è la santificazione dell’anima, e il mezzo è la mortificazione della carne. Il Machiavelli, se biasima la licenza de’ costumi invalsa al suo tempo, non è meno