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ticismo annunziava la dissoluzione di questo mondo teologico-metafisico, e inaugurava il regno dell’arido vero, del reale. I suoi Canti sono le più profonde e occulte voci di quella transizione laboriosa che si chiamava secolo decimonono. Ci si vede la vita interiore sviluppatissima. Ciò che ha importanza, non è la brillante esteriorità di quel secolo del progresso, e non senza ironia vi si parla delle sorti progressive dell’umanità. Ciò che ha importanza, è l’esplorazione del proprio petto, il mondo interno, virtù, libertà, amore, tutti gl’ideali della religione, della scienza e della poesia, ombre e illusioni innanzi alla sua ragione e che pur gli scaldano il cuore, e non vogliono morire. Il mistero distrugge il suo mondo intellettuale, lascia inviolato il suo mondo morale. Questa vita tenace di un mondo interno, malgrado la caduta di ogni mondo teologico e metafisico, è l’originalità di Leopardi, e dà al suo scetticismo una impronta religiosa. Anzi è lo scetticismo di un quarto d’ora in cui vibra un così energico sentimento del mondo morale. Ciascuno sente lì dentro una nuova formazione.
L’istrumento di questa rinnovazione è la Critica, covata e cresciuta nel seno stesso dell’ecletismo. Il secolo sorto con tendenze ontologiche e ideali avea posto esso medesimo il principio della sua dissoluzione: l’idea vivente, calata nel reale. Nel suo cammino il senso del reale si va sempre più sviluppando, e le scienze positive prendono il di sopra, cacciando di nido tutte le costruzioni ideali e sistematiche. I nuovi dogmi perdono il credito. Rimane intatta la critica. Ricomincia il lavoro paziente dell’analisi. Ritorna a splendere sull’orizzonte intellettuale Galileo accompagnato con Vico. La rivoluzione arrestata e sistemata in organismi provvisorii ripiglia la sua libertà, si riannoda all’89, tira le conseguenze. Comparisce il socialismo nell’ordine politico, il positivismo nell’ordine intellettuale. Il verbo non è