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della vita. Venere e Adone è la congiunzione non solo spirituale, ma corporale del divino e dell’umano; è l’amore sensuale che investe tutta la natura, cielo e terra. Nel paradiso teologico di Dante il corpo si solve nello spirito; ma in questo paradiso mitologico lo spirito ha la sua perfezione e la sua vita nell’amore sensuale. Un senso tragico si aggiunge a questa commedia terrena. L’uomo è mortale, e i suoi piaceri sono lievi e fugaci; e la conclusione è la morte di Adone fra il compianto degl’immortali.

La base è l’amore sensuale rappresentato in tutt’i suoi gradi nel giardino del Piacere, uno di quei giardini dell’amore già celebri nelle rime del Poliziano, dell’Ariosto e del Tasso, qui diviso in cinque giardini corrispondenti a’ cinque sensi, sì che questa sola descrizione prende già buona parte del poema. Nel giardino del Tatto Adone gode gli ultimi diletti, e s’indìa, è rapito in cielo, attinge la felicità. Il cielo o il paradiso del Marino non comprende che la Luna, Mercurio e Venere, tutto l’universo d’amore. La Luna è la sede della natura, Mercurio è la sede dell’arte, e sede dell’amore è Venere. È tutto il cielo della vita, simile a’ diversi gradi dell’ Amorosa Visione. Ma l’apoteosi e il trionfo dell’amore è di breve durata, e Venere non ha il tempo di rendere immortale il suo amato. Adone muore, vittima della gelosia di Marte, e gli ultimi canti narrano la morte di Adone, il compianto di Venere e degli Dei, e le sue esequie.

È inutile dire che tutte queste combinazioni non hanno pel Marino alcun valore effettivo ed intrinseco, e che esse sono una materia qualunque arricchita di moltissime favole mitologiche, buona a sviluppare le sue forze poetiche, il solito macchinismo fantastico dell’amore nei poemi italiani. I concetti e le passioni sono insulse personificazioni, come l’amore, l’arte, la natura, la filosofia, la gelosia, la ricchezza ed altre figure allegoriche.