tiche Shakespeare e Molière. Come ci era un fondo comune d’invenzione, così ci erano caratteri fissi e determinati, che comparivano in maschera, e alcuni anche senza, come Pantalone, Brighella, Arlecchino, Pulcinella, il dottore Bolognese, il capitan Spavento, o il capitano Matamoros, il servo sciocco, come Trappola, e simili. Rappresentazioni, che ricordavano le Atellane dell’antica Roma, e si chiamavano commedie a soggetto, dove non ci era altro di espresso che il soggetto. Gli attori erano anche autori, e spesso rappresentavano prima una commedia erudita, e poi per far piacere al pubblico improvvisavano una commedia a soggetto, o dell’arte. Intrighi amorosi, combinazioni straordinarie della vita e certe parti episodiche convenute, certi caratteri tradizionali, come lo sciocco, il buffo, il discolo, il pedante, la mezzana, l’usurajo, sono il fondo di questi repertorii popolari, a’ quali si avvicinano molto le commedie dell’Aretino. Ivi si trovano i secreti della vita e del carattere italiano assai più che in tutte le imitazioni classiche. Una storia della commedia e della novella in tutte le sue forme sarebbe un lavoro assai istruttivo, e se ne caverebbero elementi preziosi per la storia della società italiana. Un ricco repertorio di soggetti sceneggiati ci ha lasciato nelle sue cinquanta giornate Flaminio Scala, autore e attore così famoso, come il famosissimo Ruzzante, e Andrea Calmo, stupore e miracolo delle scene. Flaminio rappresentava la parte dell’innamorato, e fu il capo di quella compagnia comica, che aprì il primo teatro italiano a Parigi, nel 1527, sotto Enrico III. Celebre attrice fu sua moglie Orsola, e più celebre fu Isabella di Padova, sposata a Francesco Andreini, che rappresentava la parte del capitan Spavento. Isabella, celebrata dal Tasso, dal Castelvetro, dal Campeggi, dal Chiabrera, morì a Lione, e nella scritta posta al suo sepolcro è detta Musis amica et artis scaenicae caput.