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Discorsi degli animali e nel suo Asino d’oro. Gli altri procedono più timidi, e riescono pesanti come il Giraldi e il Brevio e il Bargagli, o scorretti e trascurati, come il Parabosco o lo Straparola o il Cadamosto. Il linguaggio è quell’italiano comune che già si usava dalla classe colta nello scrivere e talora anche nel parlare, tradotto in una forma artificiosa e alla latina che dicevasi letteraria, e solcato di neologismi, barbarismi, latinismi, e parole e frasi locali, salvo ne’ più colti, come è il Molza, per speditezza e festività vicino a’ toscani.

Quel bel mondo della cortesia che nel Decamerone tiene sì gran parte, rifuggitosi ne’ poemi cavallereschi, scompare dalla novella. E neppure ci è quello stacco tra borghesia e plebe, quella coscienza di una coltura superiore, che si manifesta nella caricatura della plebe, quell’allegrezza comica a spese delle superstizioni e de’ pregiudizi frateschi e plebei, che tanto ti alletta nelle novelle fiorentine e fino nella Nencia. Questo mondo interiore scompare anch’esso. La novella attinge tutta la società ne’ suoi vizi, nelle sue tendenze, ne’ suoi accidenti, con nessun altro scopo che d’intrattenere le brigate con racconti interessanti. L’interesse è posto nella novità e straordinarietà degli accidenti, come sono i mutamenti improvvisi di fortuna, o burle ingegnose, per far danari o possedere l’amata, o casi maravigliosi di vizi o di virtù. Re, principi, cavalieri, dottori, mercanti, malandrini, scrocconi, tutte le classi vi sono rappresentate e tutt’i caratteri, comici e serii, e tutte le situazioni, dalla pura storia sino al più assurdo fantastico. Sono migliaia di novelle, arsenale ricchissimo, dove hanno attinto Shakespeare, Molière e altri stranieri.

La più parte di queste novelle sono aridi temi, magri scheletri in forma affettata insieme e scorretta. L’interessante è stimolare la curiosità del pubblico, e le sue