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lità vezzosa con una sodezza robusta e piena: tale che da una parte ogni suo membro pare posto ad amenità, e dall’altra parte comprendo che ogni cosa qui è fatta a perpetuità. Qui senti in queste voci il sacrificio e in questi, quali gli antichi chiamavano misteri, una soavità maravigliosa. Ei possono in me questi canti ed inni della chiesa quello a che fine ci dicono che furono trovati: troppo m’acquietano da ogni altra perturbazione d’animo, e commovuonmi a certa non so quale io la chiami lentezza d’animo piena di riverenza verso di Dio. E qual cuore sì bravo si trova che non mansueti sè stesso, quando ei sente su bello ascendere e poi discendere quelle intere e vere voci con tanta tenerezza e flessitudine? Affermovi questo che mai sento in quei misteri e cerimonie funerali invocare da Dio ajuto alle nostre miserie umane, che io non lacrimi». Come son vere queste impressioni! e con quanta felicità rese! Gracilità vezzosa, lentezza d’animo sono forme nuove, pregne d’idealità. Il sentimento religioso, cacciato dalla coscienza, si trasforma in sentimento artistico, e move l’animo, come architettura e come musica.

Pittore egregio, Battista non è del pari felice, quando ragiona, o quando narra. I suoi ragionamenti non sono originali e non profondi, e sembrano uscire più dalla memoria che dall’intelletto; e la sua novella di Lionora de’ Bardi, vivace, rapida, rimane una pura esteriorità, lontana assai dal suo modello, il Boccaccio.

Volle Battista raggiungere nella prosa quella idealità che il Poliziano poi raggiunse nella poesia. Amendue maneggiano maestrevolmente il dialetto, ma abborrono dal plebeo rozzo e licenzioso e mirano a dare alla forma un aspetto signorile ed elegante. Come il Poliziano vagheggiò una Poesia illustre, così Battista continua la prosa illustre di Dante e del Boccaccio. Patente è su di lui l’influsso che esercita la prosa latina e la maniera