Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/354


― 344 ―

invocano spesso Dio, parlano della chiesa con rispetto, osservano tutte le forme religiose, fanno vacanza il venerdì, perchè in quel giorno il nostro Signore per la nostra vita morì, cantano canzoni platoniche e allegoriche, e menano vita allegra, ma costumata e quale a gentili persone si richiede. Lo spirito, l’eleganza, la coltura, le muse rendono questa società amabile, come oggi si riscontra ne’ circoli più eleganti. Specchio suo è quel mondo della cortesia, reminiscenza feudale abbellita dalla coltura e dallo spirito, alla cui immagine si dipinge la colta e ricca borghesia. E come quel mondo feudale avea i suoi buffoni e giullari, questa società ha anch’essa chi la rallegri. E i suoi giullari e buffoni sono quell’infinito mondo che le si schiera innanzi, preti, frati, contadini, artigiani, di cui prendono spasso, traendo piacere così dai babbei come dai furbi. In questo comico non ci è punto una intenzione seria e alta, come correggere i pregiudizii, assalire le istituzioni, combattere l’ignoranza, moralizzare, riformare: nel che sta la superiorità del comico di Rabelais e di Montaigne, che è la reazione del buon senso contro un mondo artificiale e convenzionale. Lì il riso è serio, perchè lascia qualche cosa nella coscienza; qui il riso è per il riso, per passare malinconia, per cacciare la noja. Quel mondo plebeo è guardato come fa un pittore il modello, senz’altra intenzione che di pigliare i contorni e i lineamenti e mettere in vista ciò che può meglio trastullare la nobile brigata. Nell’immenso naufragio sopravviveva la coscienza letteraria e il sentimento artistico fortificato dallo spirito e dalla coltura: ed è da quella coscienza che sono usciti questi capolavori, i modelli idealizzati a uso e piacere di una società intelligente e sensuale dal geniale artista, idolo delle giovani donne a cui sono intitolati.

L’ideale comico rimasto come il suggello dell’immortalità su questi modelli è nella rappresentazione diretta