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un nobile castello, che ricorda il Limbo dantesco, ricco di sale splendide e storiate, come sono le pareti del purgatorio. Ed è tutta la storia umana, che ti viene innanzi in quelle pitture. Dante invoca le Muse, l’alto ingegno; il Boccaccio invoca Venere:

O somma, o grazïosa Intelligenza,
Che movi il terzo cielo, o santa Dea,
Metti nel petto mio la tua potenza.

Una scala assai stretta mena al castello, e sulla piccola porta è questa scritta:

.   .   .   .   .   .   .   .   .    questa
Piccola porta mena a via di vita,
Posta che paia nel salir molesta:
Riposo eterno dà cotal salita:
Dunque salite su senza esser lenti:
L’animo vinca la carne impigrita.

Eccoci nella prima sala. E vi son pinte le sette scienze, e via via schiere di filosofi e poi di poeti, a quel modo che fa Dante nel Limbo. Tutto il canto quinto è consacrato a Virgilio e a Dante, del quale dice:

Costui è Dante Alighier fiorentino,
Il qual con eccellente stil vi scrisse
Il sommo Ben, le Pene, e la gran Morte:
Gloria fu delle Muse, mentre visse
Nè qui rifiutan d’esser sue consorte.

Dalla sala delle Muse si passa nella sala della Gloria. E ti sfilano innanzi moltitudine di uomini venuti in fama, quasi un quadro della storia del mondo. Da Saturno e Giove scendi all’età de’ giganti e degli eroi, poi giungi agli uomini e alle donne illustri di Grecia e di Roma, in ultimo viene la cavalleria ne’ suoi due circoli di Arturo e Carlomagno, sino all’ultimo cavaliere, Federico secondo, e l’occhio si stende a Carlo di Puglia, Corradino, Rug-