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la sua fragilità e i lamenti e i furori del tradito amante. Sotto vernice antica spunta il mondo interiore del Boccaccio, una mollezza sensuale dell’immaginazione congiunta con una disposizione al comico e al satirico. La infedeltà di Griseida lo fa uscire in questo ritratto della donna:
Giovine donna è mobile, e vogliosa
È negli amanti molti, e sua bellezza
Estima più che allo specchio, e pomposa
Ha vanagloria di sua giovinezza;
La qual quanto piacevole e vezzosa
È più, cotanto più seco l’apprezza:
Virtù non sente, nè conoscimento,
Volubil sempre come foglia al vento.
A Beatrice e Laura succede Griseida; all’amore platonico l’amore sensuale; al volo dell’anima verso la sua patria, il cielo, succede il tripudio del corpo. La reazione è compiuta. A Dante succede il Boccaccio.
La contraddizione prende quasi aria di parodia inconscia nell’Amorosa visione. La Commedia è imitata nel suo disegno e nel suo meccanismo. Anche il Boccaccio ha la sua visione. Anch’egli incontra la bella donna, che dee guidarlo all’altura, che è principio e cagion di tutta gioia, via a salute e pace. Ma dove nella Commedia si va di carne a spirito, sino al sommo bene, in cui l’umano è compiutamente divinizzato o spiritualizzato, dove nella Commedia il sommo Bene è scienza, e contemplazione; qui il fine della vita è l’umano e la scienza è il principio, e l’ultimo termine è l’amore, e la fine del sogno è in questi versi:
Tutto stordito mi riscossi allora,
E strinsi a me le braccia, e mi credea
Infra esse Madonna averci ancora.
Il Paradiso del Boccaccio è un tempio dell’umanità,