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Che vi troviamo? Opere latine di gran mole, una specie di dizionario storico, ove hai tutte le antiche forme mitologiche usate dai poeti, e con le loro spiegazioni allegoriche, e i fatti degli uomini illustri e delle celebri donne, libri tradotti in francese, in tedesco, in inglese, in ispagnuolo, in italiano, di cui si fecero moltissime edizioni, accolti con infinito favore da’ contemporanei, come una nuova rivelazione dell’antichità. Prima ci erano le enciclopedie, e i fiori e i giardini, ove si raccoglieva ciò che gli antichi pensarono in filosofia, in etica, in rettorica; il Boccaccio raccoglie quello che gli antichi immaginarono, quello che operarono. Al mondo del puro pensiero succede il mondo dell’immaginazione e dell’azione. Vediamolo ora all’opera. Quest’uomo che ha pieno il capo di tanta erudizione greca e latina, che ammira Dante perchè ha saputo molto bene imitare Virgilio, Ovidio, Stazio e Lucano, e a cui di fiorentino è rimasto l’amore del bello idioma, e il sentimento dell’arte, è insieme il trovatore e il giullare della Corte, rallegrata dalle sue facezie, e dai suoi racconti, è l’erede della gaia scienza, sa a menadito romanzi francesi, italiani e provenzali, e scrive per sollazzarsi e per sollazzare. Ci erano in lui parecchi uomini non ben fusi, l’erudito, l’artista, il trovatore, il letterato e l’uomo di mondo.
Ecco uscirgli dall’immaginazione il Filocolo. Il titolo è greco, come più tardi è il Filostrato e come sarà il Decamerone. La materia è tratta da un romanzo spagnuolo, ed è gli amori di Florio e Biancofiore. Ma si tratta della Spagna pagana, al tempo di Roma pagana, quando già vi penetrava il cristianesimo. La materia è tale che il giovane autore vi può sviluppare tutte le sue tendenze. Ai giovani innamorati e alle amorose donzelle consacra i «nuovi versi, i quali egli dice loro, non vi porgeranno i crudeli incendimenti dell’antica Troja, nè le sanguinose battaglie di Farsaglia, ma udirete i pie-