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ria parla della natura e de’ fenomeni dell’amore e dell’indole delle donne, e delle noje e degli affanni de’ mariti, e compiange il povero Dante. Dipinge con tocchi sicuri, e in certi punti è eloquente, perchè qui è in casa sua: udite questo periodo: «Possiamo pensare, quanti dolori nascondono le camere, li quali da fuori, da chi non ha occhi la cui perspicacia trapassa le mura, sono riputati diletti». Ma Dante secondo ch’egli narra dimenticò presto moglie e Beatrice, e si diè all’amore delle donne: ciò che l’indusse al gran viaggio nell’altro mondo, ove se ne fece così aspramente rimproverare da Beatrice. Il quale amore non pare poi un così gran peccato al nostro scapolo; «Chi sarà trai mortali giusto giudice a condannarlo? non io». Ed ecco venire innanzi l’erudito, e citare parecchi casi di uomini illustri vinti dalle donne, Giove, Ercole, Paride, Adamo, Davide, Salomone, Erode. Ti par di assistere a una parodia. Eppure niente è più serio. Il giovane è pieno di ammirazione verso Dante che chiama un Iddio fra gli uomini, e crede con questa vita riparare alla ingratitudine di Firenze e alzargli un monumento.

La Vita di Dante è una rivelazione. Qui dentro si manifesta l’autore in tutta la sua ingenuità e spontaneità: vi trovi il nuovo uomo che si andava formando in Italia. Mette in un fascio mondo sacro e profano. Bibbia e mitologia, teologia e poesia; la teologia è una poesia di Dio, una finzione poetica. Questa strana mescolanza era già comune al secolo; Dante stesso ne dava esempio. Ma dove Dante tirava il mondo antico nel circolo del suo universo e lo battezzava, lo spiritualizzava, il Boccaccio sbattezza tutto l’universo e lo materializza. In teoria ammette la religione, e parla con riverenza della teologia, che ci fa conoscere la divina essenza e le altre separate intelligenze. Ma in pratica questo mondo dello spirito rimane perfettamente estraneo alla sua intelligenza