grezza, per la delicatezza de’ cibi e de’ vini gli animi eziandio degli uomini maturi non che de’ giovanetti ampliarsi e divenire atti a poter leggermente esser presi da qualunque cosa che piace.
Dante dunque amò fanciullo per la stessa ragione che può amare un uomo maturo; i cibi e i vini delicati e l’allegrezza generale, ecco ciò che dispose il suo animo all’amore. Beatrice era per Dante angeletta bella e nova, senza contorni e senza determinazioni, scesa di cielo a mostrare le bellezze e le virtù che le piovono dalle stelle. Tutto questo non entra al Boccaccio, il quale vuol pure spiegarsi, come la potè parere un’angioletta, e si foggia nella profana immaginazione una bella immagine di fanciulla e la descriva così: «assai leggiadretta secondo l’usanza fanciullesca, e ne’ suoi atti gentili e piacevole molto, con costumi e con parole assai più gravi e modeste che il suo picciolo tempo non richiedeva; ed oltre a questo avea le fattezze del volto delicate molto e ottimamente disposte e piene, oltre alla bellezza, di tanta onestà e vaghezza, che quasi un’angioletta era riputata da molti». Ecco un’angioletta di carne; eccoci dalle mistiche altezze di Dante caduti in piena fisiologia e notomia. Dante amò, perchè tra vivande e sollazzi l’animo è disposto ad amare, e Beatrice parea quasi un’angioletta, perchè era fatta così e così. Beatrice muore a ventiquattro anni, il nostro biografo non se ne maraviglia, perchè un poco di soperchio di freddo o di caldo noi abbiamo, ci conduce alla morte. I parenti e gli amici per consolare Dante gli diedero moglie. «Oh menti cieche, o tenebrosi intelletti!» esclama il nostro scapolo e nemico dell’amore regolato. «Qual medico, egli aggiunge, s’ingegnerà di cacciare l’acuta febbre col fuoco, o il freddo delle midolla delle ossa col ghiaccio o con la neve? certo niun altro se non colui, il quale con nuova moglie crederà le amorose tribolazioni mitigare». E qui da uomo esperto della mate-