Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/293


― 283 ―

cui dottrine ha tolta la ruvida scorza, non la sostanza. Quel mondo nuovo, plastico, pagano, reazione della natura contro il misticismo, è ancora così debole, così poco lineato, che l’intelletto può condannarlo e maledirlo, o assimilarselo con una sofistica apparenza di conciliazione, e se cacciato dalla vita reale riapparisce nell’immaginazione, può penetrare anche colà e dirgli: tu non sei che un fantasma.

Se in vita di Laura questo sentimento nuovo che sorge, più vicino all’uomo e alla natura, e dissimulato co’ più ingegnosi sofismi, quasi peccato che si cerchi di palliare, dopo la morte di Laura purificato e trasformato si manifesta con più energia. Beatrice morta diviene per Dante la scienza, la voce di quel mondo di là, ov’era lo scopo della vita. La storia di Beatrice è sviluppo di idee e di dottrine nella Lirica e nella Commedia. Il suo riso è luce intellettuale, raggio dell’intelletto. La storia di Laura è profondamente umana e reale, eco de’ più delicati sentimenti, delle più tenere emozioni, delle più vivaci impressioni che colpiscono l’uomo in terra.

La poesia in vita di Laura è dominata dall’intelletto, da una riflessione sofistica e rettorica che altera la purità de’ sentimenti, e sottilizza le immagini, e raffredda le impressioni, e con vani sforzi di conciliazione mette più in vista quel sì e quel no che battagliavano nella debole volontà del poeta. In morte di Laura ogni battaglia cessa, e non ci è più vestigio di sofismi e di rettorica, perchè la conciliazione cercata finora così ingegnosamente e non conseguita è già avvenuta per la natura delle cose. Laura morta diviene libera creatura dell’immaginazione, non più persona autonoma e resistente, ma docile fantasma. Il poeta ne fa la sua creatura, può darle affetti e pensieri, quali gli piaccia: può piangerla, vederla, parlare seco, vivere seco in ispirito. La situazione è semplice e umana. È la donna amata,