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liturgici, ritoccato, ripulito, rammodernato e fatto laico a’ tempi di Lorenzo de’ Medici e forse più in là, a giudicare dalla forma franca e spigliata, da certi tentativi di formazione artistica, come nelle figure del demonio, dell’odio, della sensualità, della povertà, e da un certo non so che beffardo e grottesco, che svela poca serietà e unzione nello scrittore e negli spettatori. Ma se la trama è moderna, la stoffa è antica, e ricorda il duello del senso e della ragione, così comune negli scritti volgari che apparvero prima, e la battaglia de’ vizii e delle virtù del Giamboni, e le tre allegorie cristiane. Anzi questa Commedia dell’anima non è se non le tre allegorie messe in rappresentazione. Là trovi tre gradi di santificazione, Umano, Spoglia e Rinnova. E anche qui l’anima è prima combattuta dal senso e cade ne’ suoi lacci, perchè umana cosa è cascare in errore, poi fa la sua penitenza, si spoglia e si monda della scoria del peccato, e così a Dio si rimarita, come dice Dante, o, come dice il nostro autore, sta al convito celestiale con veste bella e nuziale. Questi tre gradi aveano la loro formazione liturgica nell’Inferno, Purgatorio e Paradiso, che erano appunto il senso, l’umano puro, abbandonato a sè stesso, lo Spoglia o la penitenza che purga o monda l’anima, e il Rinnovamento o la luce mentale, la beatitudine. Questo era il concetto delle rappresentazioni che avevano a materia l’altro mondo, come quella di cui fa menzione Giovanni Villani, che ebbe luogo a Firenze. L’altro mondo era la storia, o come si diceva la commedia dell’anima, la quale non potea giungere a redimersi dall’umanità, dal corpo, dalla carne, dall’inferno, se non con la penitenza purificandosi e purgandosi, e così contrita e confessa diveniva leggiera, saliva al Cielo. Questa Commedia spirituale dell’anima, di cui ho voluto dare un sunto possibilmente esatto, è il Codice di quel secolo, il contenuto astratto e generale, particolarizzato nelle vite, nelle leg-