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Prefazione. | vii |
la Storia di ciascheduna Scienza appartiene, e si potrà insieme vedere, qual fosse a ciascheduna epoca il generale stato della Letteratura in Italia.
Quando io dico di volere scriver la Storia della Letteratura Italiana, parmi ch’io spieghi abbastanza, di qual tratto di paese io intenda di ragionare. Nondimeno mi veggo costretto a trattenermi qui alcun poco, poichè alcuni pretendono di aver de’ diritti su una gran parte d’Italia, e per poco non gridano all’armi per venirne alla conquista. Convien dunque, che ci rechiam noi pure sulle difese, e ci disponiamo a ribattere, se sia d’uopo, un sì terribile assalto. Gli eruditi Autori della sopraccennata Storia Letteraria di Francia parlando della Letteratura de’ Galli al tempo della Repubblica e dell’Impero Romano1 ci avvertono, che, se volessero usare de’ lor diritti, potrebbono annoverare tra’ loro Scrittori tutti que’ che furon nativi di quella parte d’Italia, che da’ Romani dicevasi Gallia Cisalpina, perciocchè i Galli, ch’erano al di là dall’Alpi, occuparono 400 anni innanzi all’Era Cristiana tutto quel tratto di paese, ed erano lor discendenti quei, che poscia vi nacquero. E qual copia, dicon essi, di valorosi Scrittori potremmo noi rammentare? Un Cecilio Stazio, un Virgilio, un Catullo, i due Plinii, e tanti altri uomini sì famosi. Essi son nondimeno così cortesi, che spontaneamente ce ne fan dono, e ci permetton di annoverarli tra’ nostri; e si aspettano per avventura, che di tanta generosità ci mostriam loro ricordevoli e grati. Ma noi Italiani per non so qual alterigia non vogliam ricevere se non ciò, che è nostro, e nostri pretendiamo che siano tutti i suddetti Scrittori della Gallia Cisalpina. Di fatto, come allor quando si scrive la Storia Civile di una Provincia, altro non si fa se non raccontare ciò, che in quella Provincia accadde, qualunque sia il popolo, da cui essa fu abitata, così quando si parla della Storia Letteraria di una Provincia, altro non si fa, che rammentare la Storia delle Lettere e degli uomini dotti, che in quella Provincia fiorirono, qualunque fosse il paese, da cui i lor mag-
- ↑ T. I pag. 54.